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Verso l’attuazione dell’accordo sul clima

Il 3 Settembre, gli Stati Uniti e la Cina hanno ratificato l’accordo di Parigi sul clima (COP21), raggiunto, dopo mesi di trattative, nel dicembre scorso da 195 Paesi e già ratificato da altri 21 paesi. L’accordo potrà entrare in vigore trenta giorni dopo l’avvenuta ratifica da almeno 55 Paesi, siano essi nazioni o federazioni di stati, che contribuiscono per almeno il 55% delle emissioni globali di gas a effetto serra. Con Usa e Cina, produttori del 38% di emissioni di CO2 e tra i paesi più restii a siglare, l’accordo di Parigi potrebbe diventare operativo entro fine anno per contenere il riscaldamento climatico globale.

L’accordo sul clima è il primo in cui tutti i paesi si sono impegnati attivamente per ridurre le emissioni serra, fissando i target sulla riduzione delle emissioni per ogni singolo Paese.  I paesi hanno condiviso che la crescita della temperatura non deve superare gli 1,5 gradi e hanno stabilito la creazione di un fondo dove versare annualmente 100 miliardi di dollari per finanziare la creazione di fonti di tecnologie pulite nei paesi non in grado di attuare green economy con le proprie risorse finanziarie. Tale ammontare sarà apportato al fondo entro il 2020.

I presidenti di Stati Uniti e Cina, nel consegnare i documenti per la ratifica al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, hanno invitato gli altri paesi a ratificare formalmente l’accordo nel minor tempo possibile, in modo da evitare ritardi e poter effettuare piani attuativi.  L’azione congiunta di Washington e Pechino potrebbe snellire i tempi inizialmente previsti di attuazione dell’accordo e potrebbe dare una spinta alle altre nazioni per prendere provvedimenti significativi.

I punti principali dell’accordo

Il segretario generale delle Nazioni unite si è detto “ottimista” per l’entrata in vigore entro la fine dell’anno.

  • Riscaldamento globale. La temperatura globale non deve crescere oltre 2 gradi rispetto ai livelli pre industriali. Si cercherà di tenerla intorno gli 1,5 gradi.
  • Obiettivo a lungo termine sulle emissioni. Cercare di ridurre le emissioni di gas serra in equilibrio all’incremento di tecnologia e globalizzazione mondiale per rimuovere i gas serra nella seconda metà di questo secolo.
  • Impegni nazionali e revisione. Ogni paese si impegna a comunicare e definire i piani operativi per ridurre il riscaldamento globale a livello nazionale e implementare dei piani di monitor e revisione scadenzata per tenere traccia dell’operatività dei progetti. I paesi che hanno già presentato gli impegni entro il 2025 sono chiamati a comunicare entro il 2020 un nuovo prospetto di impegni. La prima verifica dell’applicazione degli impegni è fissata al 2023, i cicli successivi saranno quinquennali.
  • Perdite e danni. I fondi destinati ai Paesi vulnerabili per affrontare i cambiamenti irreversibili a cui non si possono adattare potrebbe essere ampliato ma non può essere strumentalizzato per attribuire alcuna responsabilità giuridica o compensazione.
  • I Paesi sviluppati dovranno stanziare le risorse finanziarie necessarie per assistere i Paesi in via di sviluppo a implementare gli strumenti nazionali di green economy tramite l’accantonamento di un fondo di 100 miliardi di dollari. Tale ammontare potrebbe essere aumentato dopo il 2021.
  • I Paesi si impegnano a creare un sistema trasparente e flessibile che tenga conto delle diverse disponibilità finanziarie, risorse e capacità di ogni Paese nel diminuire le emissioni di gas serra.

 

Prossimi Step

In Italia il governo sta seguendo l’iter parlamentare del disegno di legge atto a ratificare l’accordo sul clima di Parigi e, secondo il ministero dell’Ambiente, il Consiglio dei Ministri potrebbe essere chiamato ad esprimersi sul tema già entro la fine del mese.  La premura è riuscire a ratificare prima della Cop22, in programma a Marrakech il prossimo 7 Novembre, in modo da non essere annoverati tra i 23 Stati Europei che non hanno ancora aderito. Intanto la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici dell’Onu (l’Unfccc) ha avviato delle consultazioni informali a Skhirat, dove circa 140 delegati, in rappresentanza dei diversi Paesi, si sono incontrati per definire un’agenda dei prossimi step da presentare al vertice mondiale sui cambiamenti climatici.