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M&A: Outlook del Primo Semestre 2016

Il mercato M&A in Europa nel primo semestre del 2016 ha registrato 3.110 operazioni per un controvalore di circa 342,8 miliardi di dollari, in diminuzione del 19,3% rispetto ai 424,5 miliardi di dollari del primo semestre 2015. Si tratta del risultato semestrale peggiore rilevato dal 2013, secondo quanto riportato da Mergermarket, anche se, a fronte di una diminuzione nei valori globali, si registrano significativi trend di crescita localizzata.

La crescente fluttuazione sui mercati azionari, la depressione dei prezzi delle materie prime e, soprattutto, l’incertezza politica scaturita dalla votazione del Regno Unito di lasciare l’UE sono tra le cause principali di questo calo.  Brexit ha avuto ripercussioni principalmente nel Regno Unito dove, dopo un 2015 record, si registrano operazioni per un controvalore di circa 58.2 miliardi di dollari, il 67% dei quali ottenuti nel primo trimestre.

Attività cross-border

Sul mercato si conferma l’interesse degli investitori cinesi sugli asset europei, in particolare quelli tedeschi di alta qualità: nei primi sei mesi si sono registrate 16 operazioni in ingresso per un controvalore di circa 8,6 miliardi di euro in società di produzione di tecnologie industriali. I principali deal sono stati siglati nei settori chimico, farmaceutico e finanziario.  Tra le operazioni più rilevanti si possono evidenziare l’acquisizione da parte di China National Chemical Corp di Syngenta AG, multinazionale svizzera del settore chimico e l’operazione di fusione tra Johnson Controls Inc e Tyco International plc. Le operazioni in ingresso a livello europeo hanno registrato un totale di 595 deal dal controvalore di 166.2 miliardi di dollari, segnando una crescita 14,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

La Germania sta investendo più capitali in attività negli Stati Uniti. Durante il primo semestre sono 22 i deal registrati in società target americane, per un valore di di 12.3 milioni di S. Una crescita del 70,8% rispetto a tutto il 2015 (50 offerte, US $ 7,2 miliardi). Se, durante i prossimi mesi dovesse concretizzarsi l’acquisto di Monsanto per Bayer, il 2016 potrebbe diventare l’anno con le maggiori operazioni Europa verso Estero, secondo Mergermarket.

Il panorama Italiano

L’Italia riconferma il trend positivo del 2015 in questo primo semestre, registrando 298 operazioni dal valore di 25,3 miliardi di euro. Si tratta di una crescita del 47,1% rispetto al primo semestre 2015 (17,2 miliardi di euro) ed è il miglior risultato conseguito dal 2008, secondo il rapporto M&A di KPMG. I principali deal che hanno generato oltre il 65% del controvalore totale sono stati 10.

Le operazioni in ingresso da parte degli investitori esteri verso gli asset italiani sono state 105, hanno generato un controvalore di 6,7 miliardi di euro e hanno interessato principalmente il settore industriale ma, tra le operazioni più rilevanti, vi è un deal immobiliare, cioè l’acquisizione di Palazzo Marino e altri otto immobili di valore nel centro storico di Roma di proprietà del gruppo Scarpellini, per un valore di circa 750 milioni di euro.

Le operazioni Italia su estero, principalmente di taglio industriale, hanno originato 48 deal e un controvalore di 10,1 miliardi. Il 68% dei quali è stato generato da un’unica operazione, l’acquisizione di Exor del gruppo PartnerRE, che, con 6,9 miliardi di euro, risulta anche l’operazione più significativa conclusa nel periodo.

Poche le operazioni di IPO, a causa dell’incertezza sui mercati, mentre sono 40 le operazioni registrate da inizio anno dai fondi di Private Equity.

Il prossimo semestre

Le operazioni annunciate a inizio 2016 e in via di finalizzazione potrebbero essere riviste, nel corso dei prossimi mesi, alla luce dell’impatto della Brexit sulla volatilità del mercati e in seguito ai risultati delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti nel mese di novembre. Nonostante la svalutazione della sterlina ancora in corso incoraggi le acquisizioni sul mercato UK, i deal sono stati pochi e caratterizzati da processi di due diligence, per evitare problemi di regolamentazione internazionale. L’uscita del Regno Unito dall’Europa potrebbe portare al rinvio di operazioni già programmate in caso di cambi di legislazione nell’accesso di prodotti e brevetti al mercato europeo, di incrementi di tassazione e di incertezza giuridica e politica del fare deal con la Gran Bretagna.