Helicopter money

Circa un quarto degli strumenti di debito emessi da enti governativi o aziende tratta a rendimenti negativi. Sembra assurdo, ma gli investitori pagano perché qualcuno custodisca i loro soldi.

Per il momento, non sembra che le politiche di sostegno all’economia, adottate dalle banche centrali stiano per essere abbandonate.  La stessa Federal Reserve, dopo aver alzato i tassi di interesse, il 18 settembre ha deciso di tagliare i tassi di interesse di 25 punti base, per la seconda volta, portandoli all’1,75-2%.

Lo scorso 12 settembre anche la Bce ha abbassato il tasso sui depositi di 10 punti base, al -0,50% e ha lanciato un pacchetto di misure anti-crisi, come il QE da 20 miliardi di euro al mese.   Il Consiglio direttivo ora  si attende che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari o inferiori a quelli attuali finché le prospettive di inflazione non convergeranno in modo continuativo verso il 2%. Il contesto macroeconomico globale è in peggioramento e il deterioramento della congiuntura ha creato pressioni sui tassi di interesse. Le stesse banche centrali hanno assunto un atteggiamento più accomodante, alla luce anche dei mancati obiettivi raggiunti, ma sollevando non pochi punti di domanda sull’efficacia delle politiche intraprese e su quelle che potrebbero essere le decisioni future.

Alla conferenza stampa che ha seguito la riunione del Consiglio direttivo della BCE, una giornalista ha  chiesto al governatore se, durante la riunione, si fosse parlato del “helicopter money”.   Mario Draghi ha replicato che “l’ipotesi di “helicopter money” non è stata mai discussa alla Bce” e che non è neppure necessario che avvenga. Tuttavia il dibattito sull’argomento è molto vivace e si alzano le voci di coloro che sostengono l’introduzione di questa misura per affrontare la prossima recessione mondiale, per ridare liquidità a un sistema economico che si è inceppato.

Le opinioni sugli effetti del QE implementato dalla Bce possono essere diverse ma, soprattutto  il mancato raggiungimento dell’obiettivo legato all’inflazione e al rilancio dell’economia, ha fatto sorgere molti quesiti sulla sua efficacia e sull’opportunità di riproporre misure analoghe nel caso si ripresentasse una crisi globale. Troppo poco della liquidità immessa sul mercato (oltre 2,5 trilioni di euro) è finita all’economia reale, nonostante sia sicuramente servita a sostenere i bilanci delle banche. E’ per questo motivo che alcuni economisti e ex- banchieri centrali hanno iniziato a parlare di “helicopter money”, cioè di misure non convenzionali, da utilizzare quando un sistema economico-finanziario cade nella trappola della liquidità, che distribuiscano soldi direttamente ai cittadini, alle imprese e agli enti pubblici e /o monetizzino permanentemente il disavanzo di bilancio. L’espressione è una provocazione fatta dall’economista Milton Friedman nel 1969 utilizzata nello spiegare come la distribuzione di denaro dall’elicottero potesse diventare l’estrema ratio una volta che tutte le misure ortodosse di politica monetarie utilizzate risultassero inefficaci.

In particolare il tema è stato affrontato in un report scritto a più mani, guidato dall’economista di Blackrock Helga Bartsch, con i contributi di Philippe Hildebrand, Stanley Fischer e Jean Boivin, rispettivamente ex-governatori delle banche centrali di Svizzera, Canada e Israele, attualmente in carico all’organico della società di investimento americana. In esso è contenuta la proposta di una proposta di espansione monetaria con effetti fiscali che prevede l’utilizzo di un Fondo fiscale di emergenza (SEFF – Standard Emergency Fiscal Facility), finanziato dalla banca centrale, finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di inflazione (intorno al 2%). La suddetta proposta è così articolata:

  • La banca centrale attiva l’SEFF quando il canale dei tassi di interesse è stato pienamente utilizzato e all’orizzonte, ci si attende che l’inflazione prevista non possa essere raggiunta, con ampio scarto
  • La banca centrale determina le dimensioni del SEFF in base al target da raggiungere e alla tempista necessaria perché ciò sia reso possibile
  • Esperti indipendenti decideranno il modo migliore per utilizzare i fondi a disposizione per massimizzare l’impatto e perseguire gli obiettivi di investimento strategico deciso dal governo.

Philippe Hildebrand, Stanley Fischer e Jean Boivin sostengono inoltre che, questo tipo di struttura, potrebbe essere utilizzata in diversi paesi. Il sistema descritto non si traduce direttamente nel lanciare “moneta dagli elicotteri”, ma ci sono molte assonanze.

La discussione sull’argomento non è nuova tra gli economisti e i banchieri centrali. La metafora di Friedman fu ripresa nel 2002 da Ben Bernanke , quando suggerì che la Bank of Japan avrebbe dovuto stampare denaro per finanziare un taglio delle tasse, in modo da avere un impatto diretto sul tessuto economico. Nel 2016 lo stesso Bernanke argomentava sull’efficacia dell’ “helicopter money”, da considerarsi comunque come misura di ultima istanza, là dove le politiche monetarie convenzionali hanno fallito e il livello iniziale di debito pubblico è elevato. Egli però non mancava di sottolineare le sfide pratiche di implementazione, come ad esempio l’integrazione della misura in strutture monetarie operative e la garanzia di una governance e un coordinamento adeguati tra il legislatore e la banca centrale. Tuttavia, sosteneva l’ex governatore “in determinate circostanze estreme – domanda aggregata fortemente carente, politica monetaria esaurita e riluttanza della legislatura a utilizzare politiche fiscali finanziate dal debito – tali programmi possono essere la migliore alternativa disponibile”

(rif https://www.brookings.edu/blog/ben-bernanke/2016/04/11/what-tools-does-the-fed-have-left-part-3-helicopter-money/) Perché rispolverare oggi ancora la teoria dell’ “helicopter money”? I segnali di rallentamento economico sono tangibili e gli spazi di man

Circa un quarto degli strumenti di debito emessi da enti governativi o aziende tratta a rendimenti negativi. Sembra assurdo, ma gli investitori pagano perché qualcuno custodisca i loro soldi.

Per il momento, non sembra che le politiche di sostegno all’economia, adottate dalle banche centrali stiano per essere abbandonate.  La stessa Federal Reserve, dopo aver alzato i tassi di interesse, il 18 settembre ha deciso di tagliare i tassi di interesse di 25 punti base, per la seconda volta, portandoli all’1,75-2%.

Lo scorso 12 settembre anche la Bce ha abbassato il tasso sui depositi di 10 punti base, al -0,50% e ha lanciato un pacchetto di misure anti-crisi, come il QE da 20 miliardi di euro al mese.   Il Consiglio direttivo ora  si attende che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari o inferiori a quelli attuali finché le prospettive di inflazione non convergeranno in modo continuativo verso il 2%. Il contesto macroeconomico globale è in peggioramento e il deterioramento della congiuntura ha creato pressioni sui tassi di interesse. Le stesse banche centrali hanno assunto un atteggiamento più accomodante, alla luce anche dei mancati obiettivi raggiunti, ma sollevando non pochi punti di domanda sull’efficacia delle politiche intraprese e su quelle che potrebbero essere le decisioni future.

Alla conferenza stampa che ha seguito la riunione del Consiglio direttivo della BCE, una giornalista ha  chiesto al governatore se, durante la riunione, si fosse parlato del “helicopter money”.   Mario Draghi ha replicato che “l’ipotesi di “helicopter money” non è stata mai discussa alla Bce” e che non è neppure necessario che avvenga. Tuttavia il dibattito sull’argomento è molto vivace e si alzano le voci di coloro che sostengono l’introduzione di questa misura per affrontare la prossima recessione mondiale, per ridare liquidità a un sistema economico che si è inceppato.

Le opinioni sugli effetti del QE implementato dalla Bce possono essere diverse ma, soprattutto  il mancato raggiungimento dell’obiettivo legato all’inflazione e al rilancio dell’economia, ha fatto sorgere molti quesiti sulla sua efficacia e sull’opportunità di riproporre misure analoghe nel caso si ripresentasse una crisi globale. Troppo poco della liquidità immessa sul mercato (oltre 2,5 trilioni di euro) è finita all’economia reale, nonostante sia sicuramente servita a sostenere i bilanci delle banche. E’ per questo motivo che alcuni economisti e ex- banchieri centrali hanno iniziato a parlare di “helicopter money”, cioè di misure non convenzionali, da utilizzare quando un sistema economico-finanziario cade nella trappola della liquidità, che distribuiscano soldi direttamente ai cittadini, alle imprese e agli enti pubblici e /o monetizzino permanentemente il disavanzo di bilancio. L’espressione è una provocazione fatta dall’economista Milton Friedman nel 1969 utilizzata nello spiegare come la distribuzione di denaro dall’elicottero potesse diventare l’estrema ratio una volta che tutte le misure ortodosse di politica monetarie utilizzate risultassero inefficaci.

In particolare il tema è stato affrontato in un report scritto a più mani, guidato dall’economista di Blackrock Helga Bartsch, con i contributi di Philippe Hildebrand, Stanley Fischer e Jean Boivin, rispettivamente ex-governatori delle banche centrali di Svizzera, Canada e Israele, attualmente in carico all’organico della società di investimento americana. In esso è contenuta la proposta di una proposta di espansione monetaria con effetti fiscali che prevede l’utilizzo di un Fondo fiscale di emergenza (SEFF – Standard Emergency Fiscal Facility), finanziato dalla banca centrale, finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di inflazione (intorno al 2%). La suddetta proposta è così articolata:

  • La banca centrale attiva l’SEFF quando il canale dei tassi di interesse è stato pienamente utilizzato e all’orizzonte, ci si attende che l’inflazione prevista non possa essere raggiunta, con ampio scarto
  • La banca centrale determina le dimensioni del SEFF in base al target da raggiungere e alla tempista necessaria perché ciò sia reso possibile
  • Esperti indipendenti decideranno il modo migliore per utilizzare i fondi a disposizione per massimizzare l’impatto e perseguire gli obiettivi di investimento strategico deciso dal governo.

Philippe Hildebrand, Stanley Fischer e Jean Boivin sostengono inoltre che, questo tipo di struttura, potrebbe essere utilizzata in diversi paesi. Il sistema descritto non si traduce direttamente nel lanciare “moneta dagli elicotteri”, ma ci sono molte assonanze.

La discussione sull’argomento non è nuova tra gli economisti e i banchieri centrali. La metafora di Friedman fu ripresa nel 2002 da Ben Bernanke , quando suggerì che la Bank of Japan avrebbe dovuto stampare denaro per finanziare un taglio delle tasse, in modo da avere un impatto diretto sul tessuto economico. Nel 2016 lo stesso Bernanke argomentava sull’efficacia dell’ “helicopter money”, da considerarsi comunque come misura di ultima istanza, là dove le politiche monetarie convenzionali hanno fallito e il livello iniziale di debito pubblico è elevato. Egli però non mancava di sottolineare le sfide pratiche di implementazione, come ad esempio l’integrazione della misura in strutture monetarie operative e la garanzia di una governance e un coordinamento adeguati tra il legislatore e la banca centrale. Tuttavia, sosteneva l’ex governatore “in determinate circostanze estreme – domanda aggregata fortemente carente, politica monetaria esaurita e riluttanza della legislatura a utilizzare politiche fiscali finanziate dal debito – tali programmi possono essere la migliore alternativa disponibile”

(rif https://www.brookings.edu/blog/ben-bernanke/2016/04/11/what-tools-does-the-fed-have-left-part-3-helicopter-money/) Perché rispolverare oggi ancora la teoria dell’ “helicopter money”? I segnali di rallentamento economico sono tangibili e gli spazi di manovra delle politiche monetarie sino ad ora adottate sembrano ridursi, soprattutto visto il mancato raggiungimento del risultato atteso. Probabilmente è una questione di tempo prima che mostrino la loro efficacia,  ma che cosa potrebbe succedere e che cosa fare, nel caso ci si trovasse di fronte ad una pesante recessione mondiale, è un quesito lecito. Philippe Hildebrand, Stanley Fischer e Jean Boivin sembrano del parere che le consuete politiche monetarie non saranno più efficaci e formulano una loro proposta, che sembra comunque complessa e no di facile attuazione. Intanto i mercati finanziari reagiscono positivamente alle misure espansive delle banche centrali, ma il contesto generale diventa sempre più sfidante, con tassi di interesse molto bassi o in territorio negativo, gli utili aziendali in flessione e la necessità comunque di trovare rendimento.vra delle politiche monetarie sino ad ora adottate sembrano ridursi, soprattutto visto il mancato raggiungimento del risultato atteso. Probabilmente è una questione di tempo prima che mostrino la loro efficacia,  ma che cosa potrebbe succedere e che cosa fare, nel caso ci si trovasse di fronte ad una pesante recessione mondiale, è un quesito lecito. Philippe Hildebrand, Stanley Fischer e Jean Boivin sembrano del parere che le consuete politiche monetarie non saranno più efficaci e formulano una loro proposta, che sembra comunque complessa e no di facile attuazione. Intanto i mercati finanziari reagiscono positivamente alle misure espansive delle banche centrali, ma il contesto generale diventa sempre più sfidante, con tassi di interesse molto bassi o in territorio negativo, gli utili aziendali in flessione e la necessità comunque di trovare rendimento.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *