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La normativa ATAD e le Holding

L’attuazione della direttiva ATAD (Anti Tax Avoidance Directive) Ue di contrasto all’elusione (ed evasione) fiscale internazionale ha colto l’occasione anche per mettere ordine a livello fiscale e societario tra gli intermediari finanziari e gli intermediari non finanziari come le holding di partecipazioni in società industriali e commerciali, incluse le finanziarie di gruppo definite quali enti assimilati.

Ciò con lo scopo di chiarirelo schema di bilancio da adottare e, di conseguenza,  il trattamento fiscale degli interessi passivi, in ottemperanza all’obiettivo comunitario di contrasto alla thin capitalization; posto che per gli intermediari finanziari sono integralmente deducibili mentre per i gruppi industriali solo fino al 30% del Rol.

Ma la nuova definizione di holding, i cui parametri dipendono ora esclusivamente dagli elementi finanziari patrimoniali, senza comprendere anche quelli di reddito, allarga inevitabilmente la platea delle capogruppo obbligate agli adempimenti verso l’Anagrafe dei Rapporti Finanziari ai fini dell’intercettazione degli evasori fiscali.

Questa collaborazione con l’Amministrazione finanziaria da parte delle holding è generalmente allargata anche alla cosiddetta FATCA e CRS posto che più o meno i parametri di riferimento per le comunicazioni sono simili. Senza entrare nel merito dei tecnicismi va sicuramente tenuto conto che le holding, anche per il loro elevato numero, svolgono un ruolo importante nell’ambito del contrasto all’evasione ed elusione fiscale nazionale e internazionale. Insieme alle circa 600 banche e 300 intermediari finanziari, sono infatti circa 8mila a cui con i nuovi parametri se ne aggiungeranno almeno altre 2mila. A tal fine non si può non ritenere lecito che, con riferimento alle operazioni internazionali e nazionali, le holding debbano avere un percorso preferenziale di interpello facilitato ai fini fiscali, soprattutto con riferimento alle operazioni straordinarie dedicate al passaggio generazionale. E’ infatti oramai scontato che la continuità delle imprese può essere assicurata esclusivamente attraverso l’uso di una holding. Questa esigenza vale a maggior ragione se si guarda alla norma generale antielusiva in ambito Ue secondo cui l’antielusività è ancorata alle sole valide ragioni economiche, rischiando di fare un notevole passo indietro rispetto al nostro ordinamento, che dopo la riforma tributaria sull’abuso del diritto fiscale ha dato il via libera a tutte le operazioni con alla base “ragioni extrafiscali non marginali”.

 

Contributo a cura del Prof. De Vito – Presidente Assoholding