I recenti segnali di ripresa dell’economia hanno accresciuto la  percezione positiva degli operatori di mercato. Tale clima di rinnovata fiducia ha spinto la crescita del segmento M&A registrata nel 2015, crescita che non risultava essere così alta in Italia e in Europa dal 2007.

Il mercato M&A Europeo ha chiuso il 2015 registrando transazioni per un valore di 1.011 bn  €, in aumento del 24% rispetto all’anno scorso (825 bn €) secondo quanto riportato da Mergemarket e Thompson Reuters. L’Italia ha pesato per il 6,1% di tale incremento di valore nel segmento M&A Europeo, chiudendo il 2015 con transazioni per 64.4 bn €; un aumento del 113% rispetto a fine 2014 (28.6 bn €).

m&a, acquisizioni e investimenti | Italia 2015

Fonte: MergeMarket

Secondo un rapporto di Dealogic, parte consistente della vivacità del segmento M&A Italiano è derivata da operazioni M&A in ingresso dall’estero per un volume pari a 39.4 bn €, in aumento del 70% rispetto ai 20.6 bn € realizzati nel 2014. L’incremento è stato principalmente guidato da investitori industriali esteri che, tramite investimenti, hanno chiuso circa il 63% dei deal registrati in Italia.  La Cina è in prima linea tra gli investitori in asset italiani, in particolare grazie agli investimenti effettuati dalla Bank of China in quote di minoranza di aziende italiane quotate. Gli Stati Uniti sono stati il secondo paese a investire in Italia, seguiti strettamente dal Qatar che ha visto in Expo 2015 l’occasione per realizzare grandi investimenti immobiliari nel territorio di Milano (Porta Nuova). Oltre a una crescita dei volumi dei deal si è registrata, nel corso del 2015, una diversificazione dei veicoli di investimento: ai fondi di Private Equity si sono affiancate altre strutture quali club deal, holding industriali e SPAC (Special Purpose Acquisition Company) che si sono affacciate per la prima volta sul mercato italiano.

I Nuovi “Hot Sectors” Italiani                        

Nei 12 mesi del 2015 sono stati diversi i settori italiani interessati da operazioni M&A, con alcune novità rispetto al panorama europeo. Accanto al ritorno delle grandi operazioni di taglio industriale, il settore che ha registrato un boom di investimenti è stato quello delle infrastrutture, principalmente in strade, porti e stazioni. Affiancando i classici “hot sector” Italiani, luxury e food, anche i segmenti TMT, industriale e chimico energetico hanno registrato un alto numero di transazioni M&A, seguiti da servizi finanziari e beni di consumo di massa. Sono diminuiti invece gli investimenti nel settore farmaceutico che, come dimostrato dal report Pwc, risultano invece in crescita in tutta Europa.

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L’origine della ripresa

Le cause della ripresa del settore M&A durante il biennio 2014/2015 sono da ricercare principalmente nella riduzione percepita del “rischio paese” Italia da parte degli operatori di mercato. La ripresa della crescita del Pil nei quattro trimestri del 2015 e le positive privatizzazioni avvenute hanno rafforzato un clima di fiducia verso la nostra economia e reso disponibili ingenti somme di capitali. Secondo il rapporto M&A di KPMG Advisory, anche le novità normative in materie di banche popolari sono state alla base dell’attività M&A nel comparto banking. Sull’ incremento di cessazioni e acquisizioni incidono anche le nuove regolamentazioni sulle fondazioni, in cui viene fatto divieto di concentrare il proprio patrimonio finanziario in un solo asset, e il rafforzamento delle strutture patrimoniali richiesto dalla Banca Centrale Europea che ha imposto requisiti più stringenti.

Dunque maggiori investimenti esteri sulle compagnie italiane. Perché questo forte interesse?

Il fascino del Made in Italy

Dalle analisi di KPMG sull’M&A in Italia emerge che gli investitori stranieri sono sempre più interessati ad investire in aziende italiane, mentre la quota di acquisizioni Italia su Italia e Italia su Estero diminuisce. Tale trend è facilmente giustificabile guardando all’interesse particolare che molti paesi occidentali (e non) hanno sempre manifestato per l’Italia, avendo forte propulsione ad investire storicamente in alcune nicchie del nostro paese. Si parla di paesi che hanno una cultura profonda, una capacità creativa, una sensibilità e un gusto diverso da quello Italiano. Però, nel settore medio-alto di gamma, il consumatore finale di quei paesi aspira al Made in Italy e guarda al mercato occidentale, ricercando prodotti internazionali e con forti brand di nicchia. Sono infatti sempre più le imprese italiane acquistate da società estere, principalmente nei segmenti luxury, food e automotive. Se si considerano le eccellenze italiane nel segmento manifatturiero e nella realizzazione di prodotti di lusso, la vasta presenza all’estero, l’ampio network di fornitori di materie prime e semilavorati, la capacità di fare prodotti di eccellenza e la qualità delle persone che operano in Italia, si hanno tutti gli elementi per motivare un investimento in questo mercato da parte delle società estere.